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La pozione d’amore
IV C


C’era una volta  un’ IMPERATRICE,  una donna ricca ed elegante  che  aveva una veste piena di gioielli. Era  giovane,  bionda come il grano che splende sotto il sole, aveva   gli   occhi verdi come un prato in primavera; sempre tranquilla  voleva la pace nel mondo.Governava un piccolo regno che si trovava  sotto il dominio della LUNA.
Luna era   una principessa  lunatica e cattiva. Aveva  i capelli biondi, le guance dure come i sassi, gli occhi blu come le acque marine  e portava tristezza e malinconia agli abitanti dell’Impero rendendoli  senza amore  e senza pace.
Nell’impero vivevano  anche due INNAMORATI  felici e gentili.
Gli abitanti dicevano che erano i migliori di tutti.
La Luna si ingelosì un sacco. Iniziò  con fare le  occhiatacce ai due,   e diceva che  se non si fossero lasciati,   li avrebbe sistemati per le feste.
I due innamorati continuavano ad amarsi e Luna si arrabbiò ancora di più.
Chiese aiuto alla sua serva Clotilde  e le disse:
“Nel tuo giardino, nell’ala ovest, c’è una coltivazione dei fiori  dell’antiamore, se non me  ne cogli uno, ti ucciderò.”Clotilde  spaventata,  disse immediatamente di sì e    andò a coglierne uno Quando Luna ebbe in suo  possesso il fiore,  si presentò a casa degli innamorati e disse:”Annusate questo fiore: ha un odore  buonissimo!”Gli innamorati immediatamente lo annusarono e cominciarono a bisticciare, fecero così per giorni e giorni , fino a che non si separarono.
L’imperatrice decise che doveva salvare gli innamorati e togliere la tristezza dall’impero; si rivolse  a TEMPERANZA, una principessa capace di sistemare  le cose   e le chiese di preparare una pozione magica.
Temperanza con l’aiuto di Cupido,  l’angelo dell’amore, si mise  subito al lavoro.
Finita la pozione, Cupido spiegò  che per farla funzionare doveva essere messa in una brocca   entro mezzanotte.
Il giorno dopo la pozione fu pronta e  Temperanza  la versò in una bottiglia vuota.”Ora la devi travasare  in un’altra bottiglia - spiegò Cupido. - Gli schizzi cadranno sugli innamorati e li faranno ritrovare l’amore , bagneranno anche la gente  e faranno  diventare tutti gentili e felici”.
L’imperatrice adunò la popolazione e Temperanza, nel silenzio,  travasò più volte  la pozione  nelle brocche .
 L’acqua magica   fece tornare la gioia nell’impero,  gli innamorati  fecero la pace  e dopo pochi giorni celebrarono le nozze.

 



UNA STORIA FANTASTICA  
 IV B


Tanto tempo fa, in un grande bosco, dove c’era quasi sempre buio, arrivarono due candidi e splendidi fanciulli,  la loro pelle era  chiara e  il  viso rotondo.   Essi, come per magia, erano arrivati in quel luogo  per portare la luce del SOLE .
Nel bosco intricato camminava anche un vagabondo MATTO.
 I  due fanciulli presero per mano il viandante e gli  illuminarono la strada per aiutarlo a  trovare la retta via.
Durante il percorso il vagabondo raccontò la storia della sua vita ai due fanciulli:  il vagabondo aveva sofferto per una vita molto difficile  e povera, vissuta nella solitudine nell’abbandono, ma In quel momento, in compagnia, tutto gli sembrava  più bello.
 Verso la fine del bosco, in una strada più larga,  i tre videro arrivare un grande CARRO con un uomo con una corona in testa: sembrava un re e si capiva che era una figura molto importante.
 Stava ritornando nella sua città dopo una grande vittoria militare.
 Il re fece salire sul carro i due fanciulli  e   il vagabondo.
 I quattro   arrivarono nella città del re,   che era una antica città egizia,  ma si stupirono molto perché la città era deserta e non c’era nessuno ad acclamarlo.  All’improvviso si avvicinò al carro del re una donna che rappresentava il MONDO racchiuso all’interno di una ghirlanda ovale.
 La donna, con la sua bacchetta magica, pronunciò alcune parole: le sfingi presero vita  e  i  fanciulli  e il vagabondo si trovarono all’interno di  un palazzo elegante  che  si rivelò  essere la dimora degli dei.
Al centro del salone era sistemato un sarcofago d’oro.
Il vagabondo matto  cercò di capire che  cosa fosse  e cosa contenesse.
La donna, cioè il mondo,  prese in mano  un importante libro che conteneva formule magiche e anche un alfabeto strano in cui tutti gli dei  erano lettere  e numeri: ogni lettera racchiudeva  un segreto.
Dalle altre sale proveniva una musica e  dal libro uscivano I numeri che stranamente si misero a danzare insieme. Pian piano le lettere si disposero ordinatamente formando le parole: SOLE MONDO CARRO MATTO con tante decorazioni,  direttamente collegate all’astronomia.
Alla fine ognuno riprese proprio percorso così come la vita   a ciascuno riserva,  comunque con la speranza di un futuro migliore.




IL DESTINO DEL BAGATTO
IV A


C’erano volta un giovane e umile fabbro detto  il BAGATTO, egli lavorava nella bottega del padre che voleva fargli seguire le proprie orme, ma la sua vera passione era l’astronomia.  
Un giorno  bussò alla sua porta un vecchio EREMITA dalla lunga folta barba che chiedeva un riparo per riprendersi dal lungo viaggio.
 Il giovane incuriosito gli rivolse alcune domande riguardo al suo viaggio. Il vecchio eremita raccontò di essere alla ricerca della conoscenza di sè stesso e solo con un lungo viaggio si sarebbe reso consapevole del suo essere  e del suo destino,
 Il giovane Bagatto gli rivelò  di avere un sogno,  ma gli disse che  non poteva realizzarlo per paura di essere cacciato dal paese.
 L’eremita gli consigliò di seguire  il suo sogno, altrimenti avrebbe avuto una vita infelice.
La sera stessa il Bagatto si recò  sulle TORRE  del castello dell’imperatore per provare la sua invenzione: un telescopio per osservare da vicino le stelle. Purtroppo scoppiò un temporale  e un fulmine   colpì  il telescopio che  andò in fiamme facendo crollare la torre.
Per questo motivo il giovane Bagatto  fu cacciato dal regno.
Si mise in  viaggio  giunse in un tempio e  vi entrò  sperando di trovare aiuto, ma se addormentò su un trono.
Poco dopo fu svegliato da una voce femminile  calma e gentile: era quella della PAPESSA una donna religiosa, simbolo di pazienza, comprensione  e serenità .
Il Bagatto le raccontò la sua storia chiedendole ospitalità e la Papessa acconsentì fino a quando non avrebbe dimostrato di avere coraggio di realizzare il suo sogno
 l  giovane si mise subito all’opera realizzando telescopi e altre invenzioni astronomiche.
Un giorno, uno  studioso amico della papessa  rimase colpito dall’abilità del giovane e lo invitò nella sua casa per  studiare astronomia e  per perfezionarsi nel suo lavoro di inventore.
Il ragazzo accettò  e un pomeriggio, mentre stava perfezionando uno dei suoi telescopi, vede  una fanciulla. Era la nipote dello studioso anche lei appassionata  di astronomia.
 I due  decisero di studiare il cielo per fare grandi scoperte astronomiche. Viaggiarono molto, fino a quando,  arrivati in una terra d’oriente,  il  giovane scovò in un tempio  una ruota: LA RUOTA DELLA FORTUNA.
La fece girare e una voce  gli disse che aveva compiuto la sua missione per il cambiamento,  perché aveva superato l’ostacolo della sfiducia.
Da quel giorno il giovane diventò famoso per le sue scoperte, sposò la fanciulla, scrisse un libro sulle  loro avventure   e sui  loro   studi diventando così celebre in  tutto il mondo.
 Il giovane capì che  senza  i consigli ricevuti e senza il suo coraggio di abbandonare la vita infelice,  non avrebbe mai scoperto  il suo destino  e la sua felicità.

 



Le tre fatiche di Arthur per la  dea della Forza  
IV D


Tanto tempo fa, in Kansas, nel regno di Viraola, un regno molto grande e ricco, viveva un IMPERATORE molto pigro, grasso e ambizioso di nome Arthur. Arthur aveva un rivale, si chiamava Gattabuia, che era molto invidioso di lui. Per questo, un giorno, incominciò tra loro una guerra chiamata Kansas War.
Una settimana prima, l’imperatore Arthur andò dalla dea della FORZA e le disse: «Per favore, dammi un po’ di forza, io sono uno scansafatiche, sono anche debole e sicuramente perderò la guerra», ma la dea gli rispose molto tristemente:
«Mi dispiace, ma non posso darti la forza, devi guadagnartela superando tre prove. La prima si svolgerà in fondo all’oceano, nel Triangolo delle Bermuda. Lì ci sarà la dea della GIUSTIZIA che ti porrà un enigma. In seguito, dovrai andare in Svezia, nel periodo in cui appare l’aurora boreale, dove incontrerai la dea delle STELLE. Guardando l’aurora boreale, le dovrai raccontare che immagini vedi. Infine, l’ultima prova consisterà nel battermi in una gara a “braccio di ferro” sull’Etna a mezzanotte.»
Dopo un giorno, l’Imperatore raggiunse il Triangolo delle Bermuda dove, come promesso, incontrò la dea della Giustizia: «Salve, giovane Imperatore, scommetto che sei qui per risolvere un enigma molto difficile.  Eccolo: “In una carrozza ci sono cinque persone esclusi il cocchiere e gli animali, ma battono sette cuori, come è possibile?» chiese la dea. Dopo dieci minuti, Arthur rispose che due mamme erano incinte.
La Giustizia allora gli disse: «Questa risposta è corretta!»
Dopo cena, l’imperatore si avviò verso la Svezia dove lo aspettava la dea delle Stelle. Quando arrivò, Arthur vide la dea, una donna bellissima con un manto color argento e stelle d’oro ricamate tutte intorno a un cerchio che simboleggiava la luna, e ne rimase molto colpito. Arthur  raccontò tutte le  immagini che vedeva alla dea delle Stelle che  fu soddisfatta di lui.
A mezzanotte, l’imperatore Arthur si trovò davanti alla Forza sull’Etna. La partita era divisa in due round, nel primo Arthur perse. Nel secondo round l’imperatore, sforzandosi molto, riuscì a vincere. Dato che erano pari merito, fecero una battaglia a carta, forbice, sasso.
VINSE ARTHUR!
La Forza lo guardò come per dire: «Bravo, hai superato tutte le tre prove!»
Arthur si volse, raggiunse il regno di  Viraola e vinse la guerra.
Ed ancora oggi il Kansas è uno Stato sereno e pacifico.

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